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BB

A Settembre avrà 80 anni e se ne parla praticamente già da un anno.
La cosa non sembra riguardarla più di tanto perché nel rifugio bucolico alle porte di Saint Tropez cui ha affidato i suoi giorni e la sua privacy il tempo appare scandito da un altro scorrere.
Il count-down delle celebrazioni di una carriera da icona qui non arriva abbastanza forte.
In fondo è sempre così.

Ogni Evento, più che fatto in sé, è il percepito di coloro che lo vivono.
Ogni Foto, più che istantanea di realtà, è il riflesso della storia che ogni osservatore si vorrà raccontare.
E allora così sia.
Regaliamo a Brigitte Bardot la dimensione che di questo compleanno vorrà scegliere in intimità.
A noi la sublime tentazione di partire dall’immagine di Lei che conserviamo per perderci in un vorticoso e inebriante tour nella terra della Bellezza.

Se ‘googli’ Brigitte Bardot ‘Immagini’ le prime 100 foto che risultano sono primi piani.
E qualcosa nella tua memoria visiva stride. Non sei più abituata a un vis a vis così serrato.
Colpa della disinibizione progressiva allo scatto di certo.
Ma questo lo elabora il tuo emisfero razionale dopo qualche secondo.
D’impatto resti senza parole, un po’ costernata.
Di stucco di fronte a una carrellata di volti puliti, nudi, dritti, di occhi scabrosamente penetranti che sembrano dirti ‘beh, non cercavi me? Eccomi’.

Eccola infatti.
Brigitte Bardot. Davvero un ‘uragano’ (che sia ‘biondo’ in questo caso è un di più).
Che tutto scompiglia per poi lasciare il tempo di sedimentare.
Un tempo lungo 80 anni per la precisione, di cui 60 di carriera.
Di colpo ti ricordi cosa volevi scrivere.
Di colpo è tutto chiaro e non hai più dubbi.

Improvvisamente è lampante cosa deve essere successo all’immaginario collettivo durante quei graziosi, composti e lucidatissimi anni ’50, mentre Doris Day guidava come stella polare il senso estetico e del dovere delle mogli di tutta l’America, e non solo.
Con la marcia del ‘beat’ che scandì tutto il decennio seguente si levò il vento di Brigitte Bardot, che d’oltre-oceano riuscì a destabilizzare gli Stati Uniti, con l’impeto di una naturalezza sfacciata, quasi casuale, che i perbenisti definirono scandalosa e che solo lei riuscì a vestire con elegante spontaneità.
Marylin era la regina incontrastata del nuovo mondo eppure questa ragazza europea, con l’accento ostinatamente francese e la criniera scapigliata fu in grado di scalare la ribalta di Hollywood con un certo ‘je ne sais quoi’….o meglio, si sa eccome.
Lo sapeva anche Andy Wharol, che solo Jackie Kenendy, la Monroe e BB elesse più tardi a muse della sua pop art.
Un’intera Estetica generazionale era in transizione: dallo stereotipo del bon-ton ad una femminilità esplosiva e gradualmente sempre più libera e provocatoria.
‘beh, non cercavi me? Eccomi’.
Sembrava dirlo già allora quando la moda accolse come uno schiaffo quel suo Bikini, portato con pari disinvoltura sulle spiagge di una poco più che sconosciuta Saint Tropez e sul set di ‘Manina, ragazza senza veli’.
Era il 1952 e, benchè oggi tra i più l’originale Venere in due pezzi che emerge dalle acque sia considerata l’Ursula Andress Bond Girl, a Brigitte Bardot va la premiership di aver sdoganato il nostro attuale ‘costume da bagno’ sul grande schermo.
Di Monokini dopo il suo se ne cominciarono gradualmente a vedere fino a non notarli più.
Come forse non notiamo più le miriadi di ‘citazioni estetiche’ che a BB si riferiscono e che le tributiamo inconsapevolmente ogni giorno.
Non c’è volume nelle capigliature bionde che non porti la sua firma, da quello fintamente spettinato e incorniciato da frange a cuore di Pamela Andersen, a quello compostamente raccolto delle acconciature che dopo Brigitte vennero definite a nido d’ape (o più propriamente ‘choucroute’).
Non c’è occhio ‘carico’, inciso da eyeliner, glorificato da ciglia finte ed evidenziato da aureole di ombre scure che non richiami il suo make-up, tanto da titolarle interi tutorial su youtube.
Non c’è blusa casual che non diventi chich grazie alla sua omonima scollatura e che lei non ci abbia insegnato a portare decenni fa con fiera e femminile comodità sopra pantaloni capri e ballerine.
Non ce n’è una sola, delle righe che stanno subissando il pret-a-porter di queste stagioni, che lei non abbia pioneristicamente indossato in capispalla marittimi passerelle e passerelle or sono.
Non c’è ‘finestrella’ tra gli incisivi, fino a quella di Kate Moss, che non sia sensuale oggi perché lei, ‘Initiels BB’ come direbbe Serge Gaingsbourg, non ce ne abbia fatto innamorare mezzo secolo fa, mentre cantava la canzone d’amore più censurata della storia della musica, ‘J’ai t’aime….moi non plus’, richiesta in una notte al suo autore, scritta prontamente come pegno di passione, censurata altrettanto di fretta, e poi affidata all’interpretazione di un’altra icona della bellezza, Jane Birkin……..e guarda caso che sorriso!
Il caso. E come si fa a parlare ancora di caso?
Non può essere un caso che il film che la portò al successo internazionale fu ‘E Dio creò la donna….’; non può essere un caso che anche su quel set, il partner di scena si innamorò di lei; e non può essere un caso se ora, alla fine di questa modesta digressione, mi alzo sospinta da una folata di armoniosa beltà, accendo la musica e la radio passa ‘La Sua Bellezza’….

….La sua bellezza ti può uccidere
la sua bellezza non ha limite
la sua bellezza rende fragili
non avrò pace fino a che non l’avrò tutta per me

La sua bellezza non sa fingere
la sua bellezza è sesso in polvere
chi pensa che le può resistere
prima o poi si ricrederà
e come tutti impazzirà…..

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