• Nessun prodotto nel carrello.

Sugar Man e la rivoluzione di Sixto Rodriguez

Quello che non ti manda a dormire dopo aver visto Sugar Man non è la sazietà dell’essersi cibati di un meraviglioso pezzo d’arte.

Meravigliosa la musica.

Meravigliose le parole.

Meravigliosa la storia, narrata con un climax sapiente, efficace senza essere ridondante.

Fotografia da documentario al fianco di una poesia e di un’affabulazione da colossal.

No.

Credo che a me abbia colpito semplicemente l’umiltà asciutta di quest’uomo.

Perché se uno riesce a credere a quello che gli è successo, quando arriva a guardarlo ed ascoltarlo parlare resta senza fiato.

La faccia di Sixto Rodriguez è talmente vera da essere dura, ma allo stesso tempo è talmente gentile da essere nobile.

E questa è roba che non è di questa terra ve l’assicuro.

E’ polvere di stelle. E’ magia pura. E’ alito di cielo e di sogni e di buono…soffiato tra le maglie dei nostri insensati giorni in onore di chi ha la fortuna di assistere a un tale spettacolo.

I suoi occhi e quelle sue labbra aperte senza difesa al flusso degli eventi sono così delicati da essere spaventosi.

Quello che non mi ha mandato a dormire è stato rendermi conto di aver visto un rivoluzionario.

Uno di quelli senza urla, senza armi, senza motti, senza bandiere.

Un erede di Gesù Bambino. E di Ghandi. E di Madre Teresa.

Ecco cosa non mi ha fatto chiudere gli occhi.

Lo schiaffo. La botta. L’impatto.

Lo schianto, senza rumore, senza caos, e senza dolore, con l’immensa mansuetudine di quest’uomo, il suo coraggio silenzioso, i suoi movimenti senza ingombro, i suoi passi appoggiati, la sua presenza dimessa, la sua vita in disparte, le sue parole soffiate.

Io mi sono vergognata. E non ho retto. A capire tutto questo subito.
Io mi sono vergognata dei mei sogni. Troppo spesso mutilati da quell’egocentrismo infantile che nessuno più ci insegna ad abbandonare per mettere veramente al centro l’altro così da volare alti, dove non è importante che i sogni diventino realtà ma che la ispirino.

Mi sono spaventata del Mondo e del Modo in cui viviamo. Perché questi sogni inculcano, a suon di passerelle e conteggio di i-like, di ritocchi in photoshop e reality da baraccone.

Ho avuto paura di non riuscire a fermarlo quell’attimo. E di tornare troppo velocemente ad affondare nel frastuono dei plausi e del bling-bling e dei riconoscimenti e delle ego-referenze che questa epoca cosiddetta Social propina a noi e ai nostri figli, producendo individui tutt’altro che sociali nella solitudine delle loro ambizioni e delle cieche scalate per realizzarle.

La faccia di Sixto Rodriguez è una boccata d’aria dopo un’apnea di tutta un’esistenza.

E il terrore viene dalla consapevolezza che forse si torna giù.

Si torna giù perché l’umiltà non fa scoop, i calli sulle mani non sono glamour, entrare nella vita delle persone chiedendo permesso e dicendo grazie quando se ne esce non è IN. E’ out, è fuori moda. E’ fuori tempo. E’ fuori dal tempo. Da quello dell’efficienza, della performance, del risultato, della competizione.

D’altronde anche io forse sono qui a scrivere righe effimere che dureranno quanto una condivisione facebook solo perché il rapace volo del Cinema ha voluto carpire una preda facile per le sue voraci fauci. E ‘Sugar Man’ ha portato alle luci della ribalta la storia di un uomo fuori dal comune prima pressoché sconosciuto.

 

Ma quanto può reggere secondo voi la storia di un tizio che giovane operaio ha iniziato a strimpellare la chitarra partorendo testi e canzoni tra i più belli degli anni 70; notato in qualche bar di chissà che porto è stato prodotto dagli occhi lunghi di chi in lui ha visto ‘qualcosa in più di Bob Dylan’; e ignorato dal mercato discografico per il nome e il colore della pelle sbagliati è tornato a fare l’operaio?

Quanto può far parlare di sé uno che dopo decenni ha scoperto di essere un mito vivente dall’altra parte del pianeta con arretrati di diritti mai riscossi da poter arricchire uno stato ed è andato a conoscere i suoi fan solo per suonare per loro?

Uno che dei vecchi quattrini non ha neanche mai parlato e quelli nuovi ha usato per esaudire sogni ad amici e parenti?

Uno che vive nella stessa, diroccata e malconcia casa, da 40 lunghissimi anni e che in tutto questo tempo dice sorridendo di essersi dedicato a ‘costruire’…..Case, da operaio, per la soddisfazione di vedere nascere cose utili dalle mani; e una Famiglia di 4 figlie per la voglia di insegnare loro che anche i poveri possono amare la musica e la cultura?

 

A me viene da piangere.

E le mie lacrime sono calde e grate.

Alla musica, alle parole ma soprattutto alle mani e al volto di Sixto Rodriguez.

Perché anche se mi fanno sentire piccola e inadeguata, mi ricordano lo sconvolgente coraggio che ci vuole per stare al mondo sapendo chi sei e senza lasciare che siano gli altri, un grammy o una carriera a dirtelo.

Perché mi raccontano l’amore per la vita, per i piedi per terra, per lo stare NELLE cose, per l’autenticità, la semplicità, l’umiltà.

Perché mi sembrano quelli di mio nonno, e di tanti vecchi in cui cerco di ritrovarlo, seduto a sorridermi senza l’orologio a ricordargli cosa fosse il tempo, perché il tempo della vita sono gli attimi che si accolgono e non quelli che si rincorrono.

Perché quest’uomo ha cambiato la vita di milioni di persone e scandito un cambio epocale nella società di una terra lontana, e per questo poteva essere una star, vivere da star, far crescere i suoi figli come figli di una star.

E invece è tornato a casa sua, ha lavorato, costruito, cresciuto 4 figlie, e tentato di migliorare la società in cui viveva con tutti i mezzi che aveva a disposizione oltre alla chitarra.

Perché nessuno neanche sapeva che un giorno era stato a un passo dal successo.

E perché tutto questo Sixto Rodriguez te lo racconta con la gioia nel cuore di chi rifarebbe ogni cosa allo stesso modo da capo.

A voce bassa.

Toccandosi le mani stanche.

E chiedendo cautamente, come un bimbo imbarazzato, se possibile, un goccio d’acqua, che questo sì, renderebbe l’intervista per lui proprio perfetta.

0 responses on "Sugar Man e la rivoluzione di Sixto Rodriguez"

Rispondi

© 2014 BWSTW | BEAUTY WILL SAVE THE WORLD.
X